Vaccini – L’importanza di rafforzare le difese immunitarie

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Una veloce spiegazione a cosa sono i vaccini potrebbe essere la seguente: i vaccini stimolano la risposta immunitaria contro microrganismi e virus, con il vantaggio di non subire gli effetti della malattia.

Ovviamente come spiegazione è limitata, ma rende decisamente bene quale sia stato, nel corso dei decenni, l'obiettivo dello sviluppo dei vaccini: proteggere maggiormente il nostro organismo da agenti esterni.

I vaccini sono preparati che permettono di prevenire importanti malattie infettive causate da virus o batteri. I vaccini insegnano al nostro sistema immunitario a riconoscere più rapidamente l'agente patogeno e a combatterlo in modo efficiente quando entra nell'organismo, impedendogli di provocare la malattia o, comunque, riducendo la gravità dei sintomi e la probabilità di complicanze.

Ciò è possibile perché all'interno dei vaccini sono presenti piccole quantità dell'agente patogeno inattivato o ucciso oppure soltanto alcune molecole del suo involucro di rivestimento (antigeni), di solito proteine o zuccheri, in grado di sollecitare la produzione di anticorpi e di creare una sorta di memoria immunitaria che permetterà all'organismo di reagire prontamente in caso di infezione.

I vaccini sono sicuri ed efficaci sia negli adulti sia nei bambini. La loro progressiva introduzione nel corso del Novecento ha permesso di ridurre notevolmente l'incidenza di molte gravi patologie umane e animali e, in alcuni casi, di eliminarle in modo definitivo (come è avvenuto per il vaiolo).

Visto che i vaccini sono utilizzati per un numero enorme di persone è però impossibile escludere del tutto l’insorgenza di effetti collaterali rari, che dovranno essere segnalati al medico e al servizio vaccinale.

La prima sperimentazione di vaccinazione umana è avvenuta nel 1796 da Edward Jenner, il quale iniettò virus vivi del vaiolo in organismi umani per conferire immunità al vaiolo. I vaccini rappresentano il sistema di protezione più diffuso nei confronti della maggior parte delle malattie causate da virus e da microrganismi affini, contro i quali antibiotici e altri farmaci non hanno alcuna efficacia.

In gran parte dei paesi occidentali, ai bambini nei primi anni di vita vengono fatti i vaccini contro difterite, tetano, poliomielite, pertosse e qualche volta influenza.

Tipologie

Esistono varie tipologie di vaccino:

  • Vaccini vivi attenuati (come per morbillo, rosolia, parotite, varicella, febbre gialla e tubercolosi): prodotti a partire da agenti infettivi resi non patogeni.
  • Vaccini inattivati (come per l’epatite A, la poliomielite e l’antinfluenzale split): prodotti utilizzando virus o batteri uccisi tramite esposizione al calore oppure con sostanze chimiche.
  • Vaccini ad antigeni purificati (come per la pertosse acellulare, l’antimeningococco e l’antinfluenzale a sub-unità): prodotti attraverso raffinate tecniche di purificazione delle componenti batteriche o virali.
  • Vaccini ad anatossine (come per tetano e difterite): prodotti utilizzando molecole provenienti dall’agente infettivo, non in grado di provocare la malattia ma sufficienti ad attivare le difese immunitarie dell’organismo.
  • Vaccini a Dna ricombinante (come per epatite B e meningococco B): prodotti clonando e producendo una grande quantità di un determinato antigene.

Vaccini - L'importanza di rafforzare le difese immunitarie

In relazione al numero di antigeni specifici di agenti patogeni diversi contenuti in uno stesso vaccino si possono distinguere vaccini:

  • Monovalenti, contenenti antigeni di un solo virus o batterio (è di questo tipo il vaccino anti-meningococco C).
  • Polivalenti, quando contengono frammenti di più virus o batteri e offrono una protezione multipla contro più agenti patogeni (sono di questo tipo il vaccino antinfluenzale, i lisati batterici liofilizzati, il vaccino anti-meningococcico tetravalente).

Alcuni vaccini sono per loro natura altamente immunogenici e innescano una reazione immunitaria rapida ed efficiente grazie alla sola presenza dell'antigene specifico del virus o del batterio verso il quale si vuole ottenere la protezione. Altri sono in partenza meno immunogenici e richiedono di essere "rinforzati". Ciò avviene soprattutto per i vaccini destinati ai bambini molto piccoli, che tendono a reagire meno quando sono esposti agli agenti patogeni o a loro frammenti.

Quest'azione di rinforzo può essere ottenuta aggiungendo al preparato vaccinale una sostanza adiuvante (innocua per chi riceve il vaccino) oppure legando all'antigene specifico una proteina inerte in grado di renderlo più immunogeno (ciò è spesso necessario quando l'antigene in questione è uno zucchero, anziché una proteina).

Come funzionano

In relazione allo specifico preparato, il vaccino può essere assunto per bocca o per iniezione transdermica, sottocutanea o intramuscolare.

Non appena posto a contatto con l'organismo, gli antigeni in esso contenuti innescano una reazione immunitaria complessa che porta alla produzione di anticorpi specifici e di cellule della memoria (linfociti B) che permetteranno di allestire in poco tempo difese immunitarie ottimali quando lo stesso virus o batterio infetterà realmente l'organismo.

Il principio alla base di questo meccanismo è la memoria immunologica: la capacità del sistema immunitario di ricordare quali microrganismi estranei hanno attaccato il nostro organismo in passato e di rispondere velocemente (l’assenza di una memoria immunologica è il motivo per cui i bambini piccoli vanno incontro alle malattie infettive più frequentemente dell’adulto). Senza le vaccinazioni, il nostro corpo può impiegare anche due settimane di tempo per produrre una quantità di anticorpi sufficiente a contrastare l’invasore. Un intervallo di tempo durante il quale il microrganismo può causare danni al nostro organismo.

Qui di seguito un'immagine di una delle molteplici varianti conosciute di Coronavirus:

Vaccini - L'importanza di rafforzare le difese immunitarie

In alcuni casi, per ottenere preparati vaccinali sufficientemente immunogenici è necessario aggiungere alla formulazione del vaccino sostanze "potenzianti" chiamate adiuvanti oppure legare l'antigene specifico a una proteina innocua e priva di attività specifica, che ha il compito di veicolare l'antigene e di renderlo più "evidente" alle cellule del sistema immunitario (proteina carrier). In questo secondo caso si ottiene un vaccino coniugato.

Sempre ai fini di indurre una protezione efficace e duratura, può essere necessario effettuare più somministrazioni del vaccino a distanza di alcune settimane o mesi l'una dall'altra, anziché una sola. Il numero esatto delle dosi da assumere e la loro cadenza sono diversi per i diversi vaccini e vengono indicati di volta in volta dal medico.
Anche la durata dell'immunizzazione che si ottiene è variabile, da poche settimane (come nel caso dell'immunizzazione anti-tifica) a uno (vaccinazione antinfluenzale) o più anni (antitetanica, anti-epatite B, ecc.).

Ciò dipende sia dalla progressiva riduzione dell'efficienza della risposta immunitaria contro l'agente patogeno verso cui si era stati vaccinati (come capita, ad esempio, nel caso del tetano) sia da cambiamenti negli antigeni di superficie dell'agente patogeno che lo rendono non più riconoscibile (o meno riconoscibile) da parte del sistema immunitario (come avviene ogni anno per i virus influenzali). Quando il periodo di immunizzazione si esaurisce, per essere nuovamente tutelati dalla malattia può essere necessario ripetere l'intero schema vaccinale oppure effettuare un semplice richiamo.

Calendario vaccinale

Il calendario vaccinale universale stabilisce quali vaccinazioni fare a tutti i bambini e a che età farle. Un’attenta valutazione del rapporto tra i rischi della vaccinazione (in genere minimi) e i benefici derivanti dall’eliminazione o riduzione della malattia permetterà di stabilire se conviene vaccinare tutti contro quella determinata malattia: bisognerà poi anche verificare la sostenibilità economica della vaccinazione, dato che le risorse non sono infinite e occorre scegliere il modo migliore per impiegarle. Ma ci sono anche vaccini utili solo a determinati gruppi di persone (antinfluenzale per i malati cronici), o in determinate situazioni (viaggi) che saranno perciò raccomandate solo in questi casi.

Immunità di Gregge

L’immunità di gregge, o di gruppo, è il fenomeno per cui raggiunto un certo livello di copertura vaccinale tra la popolazione, di solito il 95%, anche gli individui non vaccinati (perché troppo piccoli, o immunodepressi, o deboli in quanto malati) godono dei benefici dell’immunizzazione ugualmente, in quanto circondati da individui vaccinati e che quindi non trasmettono la malattia ed evitano anche il propagarsi delle patologie infettive .

La soglia minima dell’immunità di gregge varia a seconda dell’infezione infatti i vari patogeni hanno differenti indici di contagiosità. Ma per le infezioni più diffuse, contro cui si vaccina, è possibile considerare al sicuro l’intera popolazione quando almeno il 95 per cento di essa risulta vaccinata.

Lo scopo delle vaccinazioni di massa è quello di raggiungere la herd immunity, o immunità di gregge a un sempre maggior numero di patologie presentate come estremamente pericolose. Si verrebbe a creare in tal modo un numero talmente elevato di persone immunizzate da sottrarre al germe il suo habitat naturale – l’organismo umano - e condurlo all’estinzione, esattamente ciò che è successo con il vaiolo di cui, prima della campagna d’immunizzazione di massa attuata alla fine degli anni ’60, moriva ancora una decina o più di milioni di persone ogni anno.

I vaccini aumentano il rischio di sviluppare allergie e asma?

No, non aumentano il rischio. Anzi, esistono diversi studi scientifici che dimostrano il contrario. Secondo i risultati ottenuti, i bambini regolarmente vaccinati sembrerebbero essere meglio protetti contro lo sviluppo di allergie nei primi anni di vita.